Nell'armadio
La trama
Hana, la giovane protagonista del romanzo, torna improvvisamente a Praga dall'estero, dove vive, nascondendo a tutti il vero motivo. Una volta a casa non ha un posto dove vivere e non ha la minima idea di che fare della sua vita. Sua sorella deve buttare via un armadio, e le si accende una lampadina. Sistema l'armadio in un angolo nascosto del cortile dello stesso caseggiato e... ci va a vivere. Questa surreale, deprimente e a tratti buffa situazione diventa la metafora della ricerca del proprio spazio nel mondo, ovvero del senso dell'esistenza e dell'incessante affannarsi per qualcosa. ...
– Frammenti –
Nell’armadio di Tereza Samotamavà (Miraggi edizioni) è un racconto frammentato, doloroso e a tratti spiazzante. Il sapore onirico pervade tutte le pagine eppure la realtà vi entra con una durezza imprevedibile.
Nell’armadio è un libro molto particolare, quando Miraggi me l’ha dato ero impaziente ma stavo vivendo un momento complicato. Ero alle prese con decisioni importanti: cambio o non cambio vita? E non me la sentivo di affrontare le stranezze di Hana che ha stravolto la propria esistenza e non necessariamente in positivo. Con una serenità maggiore ho potuto apprezzare ogni sfumatura (dai, forse non tutte) di questo libro ricco di rimandi alla lettura e alla cultura in generale.
Mettetevi (s)comodi, indossare i panni di Hana non sarà sempre facile.
La nostra protagonista fa ritorno a Praga, torna sola e con poche parole in bocca. Ostenta una sicurezza che non possiede e non ha idea di cosa fare della propria vita. Comincia così una storia che all’inizio sembra fatta solo di bugie. Hana racconterà ai genitori che ha trovato un lavoro in banca, le pagano vitto e alloggio e le stesse bugie verranno raccontate alla sorella. Persino con la coinquilina mente. Certo, ha un posto dove andare e tornerà successivamente a prendere le sue cose… ma la verità è che Hana ha un dolore terribile che non riesce ad uscire per questo si ritroverà chiusa in un armadio a combattere contro la pioggia, il freddo, la paura di essere scoperta.
Il mondo è tutto diviso a piccoli lotti. Ogni cosa appartiene a una persona diversa. Ognuno ha i suoi quattro metri quadrati, ma alcuni non fanno che vagare tra le proprietà altrui. Quanti spazi al mondo sono lasciati lì non sfruttati, senza che nessuno li usi? Molti, di sicuro.
I flashback sono continui: Semotavà ci trascina in un romanzo in continua evoluzione. Un attimo prima siamo in treno con il compagno di Hana e l’attimo dopo siamo nell’armadio a tremare.
Hana fa i conti con la frenesia contemporanea: deve produrre, definirsi, trovare un posto socialmente accettabile. Con ironia e amarezza la nostra protagonista riesce a fuggire, almeno per un po’ da tutto questo. Nel suo armadio tutto è lento, silenzioso, accogliente. Non giudicante.
Salgo le scale. Sto sudando e ho il terrore di sembrare una pazza dalla sudorazione eccessiva che non percepisce nemmeno gli odori del suo corpo. Una cosa patologica. Be’, ma è per questo che sono qui. Dimostrare che sono pazza. Quanto basta per ottenere un documento che mi prescriva la terapia, cioè parlare con me stessa per mezzo di qualcun altro, gratis.
Il viaggio di Hana è faticoso, chi si è trovato nella sua stessa situazione rivivrà quella sensazione di smarrimento con un brivido lungo la schiena, chi non l’ha mai provata beh, si lascerà stupire. Hana cammina a piedi scalzi sui carboni ardenti tra risate e lacrime e noi, per una volta, non corriamo per starle dietro.
Nell’armadio è…
Frammenti. La vita di Hana è scomposta, così come i suoi pensieri. Tutto procede per frammenti, riflessi, impressioni. Persino il registro linguistico è sempre diverso e ricco di rimandi (benedette note). Una scoperta bellissima. Ci sono parti che ho adorato e altre in cui ho fatto un po’ di fatica per mantenere il filo eppure molte parole di Hana mi risuonano ancora in testa.
Sono di peso. Sono di peso sempre e ovunque. Addirittura anche qui nel caffè, dove mi sono ritirata per non essere di peso lì dove dormo. Mentre si dorme la notte rotola nel giorno, un’altra giornata è risolta, si può mettere il segno di spunta, è finita.
Interrompere per un attimo la provvisorietà si può – come? – sgattaiolando in una provvisorietà diversa.
Consigliato per chi è in cerca di una storia narrata in maniera originale, imprevedibile, ipnotica.
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