Ovunque io sia
La trama
Ofelia, Margarida e Maria do Ceu sono le tre donne di una travolgente saga familiare che parte negli anni Quaranta e finisce ai giorni nostri. Sullo sfondo di una Lisbona dalla bellezza magica, ma anche oppressa da una dittatura che finirà solo con la rivoluzione del 1974, i loro tragici destini si incroceranno per sempre.Manuel, Carlos e Tiago sono gli uomini che, dopo le false promesse, le porteranno verso il dolore, il sacrificio e l’annientamento. Romanzo di amori mancati e sbagliati, Ovunque io sia è anche la storia della forza di una maternità senza confini, la frase lascito che ogni madre, prima di morire, affida ai figli nel desiderio di non abbandonarli del tutto. Con una grande narrativa di stampo realista, Romana Petri dipinge l’affascinante affresco di un Portogallo chiuso, dolente e tragicamente arretrato. Il lungo cammino umano di un popolo che, dopo il forzato silenzio, troverà il coraggio di essere moderno scegliendo la libertà.
– Amaro –
Ovunque io sia di Romana Petri (Neri Pozza) è una storia al femminile lunga più di seicento pagine. Sono sincera, se non fosse stato per il gruppo Saghe familiari controcorrenti non l’avrei né scelto né portato avanti. Ovunque io sia dovrebbe essere una saga familiare ma ci sono state diverse cose che non mi hanno convinto: lo sfondo storico, a eccezion fatta di qualche capitolo, è sfumato. I personaggi sono o buoni o cattivi: Maria do Ceu è praticamente una santa e sua madre anche, mentre le figure maschili sono opportuniste, grette e bugiarde. Le vere protagoniste sono le donne (e non ci trovo nulla di strano) ma avrei preferito una storia di famiglia che comprendesse anche altre figure. Ovunque io sia è anche un libro sulla perdita: madri che muoiono troppo presto, mogli lasciate o accantonate in un angolo…è un testo pieno di amarezza.
Lo sono cosa state pesando: “sei troppo cattiva”. E forse avete ragione ma è un periodo pieno di impegni, la concentrazione è poca e portare avanti un libro così lungo è stato davvero molto difficile. Soprattutto l’ultima parte (non so quantificare perché l’ho letto in digitale) mi ha messo a dura prova, non mi sentivo coinvolta, non mi interessavano le vicende ed era abbastanza prevedibile il finale, perché le gioie in Ovunque io sia, nemmeno con il binocolo. Per amor di cronaca va detto che il libro scorre velocissimo, altrimenti non ce l’avrei mai fatta a leggere tutte quelle pagine, e che nonostante i dialoghi, non sempre così credibili, si arriva davvero in fretta alla parola fine.
Siamo a Lisbona tra gli anni 40 e i giorni nostri, le tre donne attraversano anni tumultuosi, delusioni amorose e difficoltà economiche e sanitarie.
Neanche a dirlo, uno dei focus è sulla figura della donna che deve sempre subire, possibilmente in silenzio come ha fatto donna Ofelia:
…Una moglie non doveva essere scelta per la sua bellezza. Certo non doveva nemmeno essere brutta, ma a sceglierla troppo bella si correvano sempre dei rischi. La bellezza poteva sempre andarsela a cercare altrove, che un uomo, si sa, di una sola donna non si accontenta. E una buona moglie deve essere anche una donna orgogliosa, di quelle che non danno a vedere nulla e si tengono tutto dentro…Solo una donna orgogliosa avrebbe mandato giù qualsiasi boccone amaro senza nemmeno darlo a vedere.
Ofelia non ha mai conosciuto l’amore, ha sposato un uomo che all’inizio le pareva brillante, Manuel, ma è andata comunque all’altare come si va al patibolo e dopo il fatidico “sì” la natura di Manuel si palesata. Coppia infelice e senza figli vivrà nel dolore fino alla fine… Margarida invece l’amore l’ha conosciuto per davvero e dopo aver toccato il cielo con un dito si ritrova sola a crescere una bambina “figlia del peccato”, Maria. E proprio lei sarà la grande protagonista di Ovunque io sia. L’esempio di Margarida non è stato seminato invano e Maria crescerà i suoi figli con la stessa determinazione che aveva sua madre.
ATTENZION! PICCOLO SPOILER: In realtà non ho compreso nemmeno la funzione narrativa della malattia di Rita, non ho ben capito (forse ho letto troppo distrattamente complice un periodo familiare difficile) cosa avesse e in cosa consistessero davvero le operazioni. In che modo provavano a sistemarle la faccia? E com’ora il post operatorio? Cosa prova davvero Rita viene fuori nelle pagine finali ma prima nulla e anche gli altri figli sono appena abbozzati. FINE SPOILER.
Forse Ofelia è il personaggio che mi è piaciuto di più. Certo è la martire sola che aspetta il marito e subisce le angherie ma è anche una donna che per la vergogna di non essere riuscita ad avere figli e per i continui tradimenti del marito, taglia i ponti con la famiglia di origine. Si vergogna e cerca rifugio nelle medicine. L’ho trovata abbastanza realistica.
Impossibile non immedesimarsi poi nelle parti in cui la perdita è la protagonista, specialmente per chi, come me, ha perso un genitore, e forse è proprio questo a convincere i lettori:
Se andasse al peggio, non farti ingannare da chi ti dirà che starò meglio, lì dove sarò andata a finire, perché certo, da qualche parte andrò, ma ricordati, ovunque io sia, io continuerò a stare anche qui, e vedrò e saprò quello che farai.
Ovunque io sia è…
Amaro, amarissimo (come la vita). Battute a parte anche sul gruppo siamo quasi tutte d’accordo: ci aspettavamo di più. So che è un libro molto amato e non è mai facile prendere una posizione ma se avessi scritto che l’avevo adorato ve ne sareste accorti!
I personaggi non sono tanti e le pagine, come già detto, sembrano molto meno di seicento. La fatica è stata dettata anche dal periodo che sto vivendo sicuramente, ma credo che tra me e Petri non ci sia feeling. Peccato, magari ci incontreremo di nuovo e andrà meglio.
Consigliato per chi è in cerca di una storia scorrevole, per chi ama i drammi per chi è in cerca di uno stile semplice che regali qualche ora lontano dal mondo.
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