Pietro e Paolo
La trama
«Lí, distesi a terra, rivolti al cielo di una tinta indefinibile, le parti si invertivano: lí Pietro sapeva cose che Paolo ignorava. Quel tempo era stato un immenso vomere che aveva ribaltato il terreno delle loro esistenze».
Prima erano inseparabili: Pietro figlio dei servi, Paolo dei padroni, un'adolescenza trascorsa in comunione con la natura, nel cuore vivo di una Sardegna selvaggia. I giochi, le parole pronunciate per conoscersi o per ferire, poi Lucia, «una giovane acacia selvatica»: sono tante le vie per scoprire chi sei, chi vuoi diventare, qual è la misura esatta del tuo potere. Quando Paolo viene chiamato alle armi, per una promessa che assomiglia a un patto di sangue si arruola anche Pietro, da volontario. Il suo compito è guardare a vista l'amico fragile, sorvegliarlo, proteggerlo. Le disparità nel loro rapporto ora non è piú possibile ignorarle, s'impongono come le regole di grammatica che Paolo un tempo spiegava a Pietro: ci sono dei verbi, gli ausiliari, che permettono a tutti gli altri di spostarsi nello spazio e nel tempo. «Non lasciarmi» chiede Paolo, e Pietro forse lo tradirà o forse rispetterà la promessa, ma da quei giorni di bombe e combattimenti le loro vite, e quelle delle loro famiglie in Sardegna, cambieranno per sempre. Sino a quel mattino di gennaio in cui, ormai uomini fatti, si troveranno di nuovo uno di fronte all'altro. In una resa dei conti dove tradirsi o salvarsi può essere paradossalmente lo stesso gesto.
– Fiaba –
Pietro e Paolo di Marcello Fois (Einaudi) è un libro che mi ha lasciato l’amaro in bocca. Per questo volume ho anche rotto il fioretto di non acquisto libri, l’ho approcciato con grandi aspettative, ma qualcosa mi sfugge. Senza tanti giri di parole vi sto dicendo: no, Pietro e Paolo non mi ha convinto perché probabilmente non l’ho capito appieno.
Protagonista l’amicizia tra due ragazzi: uno povero e uno ricco. I due trascorrono insieme l’infanzia come se fossero fratelli a tutti gli effetti. Ad annullare definitivamente qualunque tipo di percezione, differenza sociale, o personale, ci penserà la guerra. Pietro e Paolo verranno infatti chiamati a combattere nella Prima Guerra Mondiale. Noi seguiamo la loro crescita ( molto rapida perché i capitoli sono brevissimi ) e aspettiamo. Ho atteso per tutto il libro che succedesse qualcosa… qualcosa che potesse farmi dire: “Sì, amo questi personaggi”, ma non è successo.
L’inizio mi ha conquistato perché amo le descrizioni, le sensazioni: correvo anche io su quel sentiero, il freddo mi pungeva le guance, velocità mi toglieva il fiato, anche a me la crudeltà della scena, vista con gli occhi di bambina, mi ha fatto morire le parole in gola.
Ma torniamo alla guerra. Pietro e Paolo, in partenza dalla Sardegna, non potranno mai separarsi al fronte. Questa promessa la strappa Il papà di Paolo al povero Pietro. A qualunque costo dovranno stare insieme, solo così potranno tornare a casa sani e salvi.
Poche pagine per descrivere la crescita e accettare la perdita dell’innocenza.
(…) Si disse che tutto ciò in cui aveva creduto fermamente si era sgretolato senza pietà. Come se diventare adulti fosse nient’altro che prepararsi a distruggere, con un soffio, il castello di carte che abbiamo costruito da bambini. Avrebbe potuto essere una di quelle rivelazioni che ribaltano il mondo, ma a Paolo Mannoni sembrò solo il modo più crudele di riconoscere una sconfitta.
Il racconto si alterna tra presente e passato, facendoci intuire il futuro, lasciandoci in testa tantissime domande:
Aveva scoperto negli anni della latitanza con quanta semplicità si possa sparire dallo sguardo altrui. Aveva capito quanto conti la certezza del passo, la franchezza dello sguardo, per riuscire a essere completamente invisibili. L’umanità apprezza le eccezioni, si ricorda di quelle, ama le storie di chi le abita. E allora bisogna imparare a discostarsi dall’eccezione, portarsi in giro come se non si avesse assolutamente niente da temere, con lo sguardo schietto del giusto e il passo deciso, ma mai frettoloso, di chi non deve sfuggire a nessun inseguitore.
Pietro e Paolo è…
Il mio articolo è molto breve, specialmente rispetto agli altri ma non mi sono sentita di dilungarmi su un libro che temo di non aver compreso fino in fondo. Ed è qui che vi faccio un appello: l’avete letto e vi è piaciuto? Raccontatemi qui sotto il perché è io non escludo in futuro di riaprire questo libro!
Mi è piaciuta l’idea di amicizia, di una promessa da mantenere a qualunque costo, la dimostrazione della crudeltà della guerra, la fine dell’infanzia e perché no, l’amore per la propria terra. Quello che mi è mancato? Avrei voluto soffermarmi di più nelle varie fasi della vita dei protagonisti, conoscere realmente la vita in Guerra e invece il romanzo è arrivato alla fine in poche ore. Un vero peccato perché non ho fatto in tempo ad affezionarmi ai personaggi.
Consigliato per chi vuole cimentarsi in un romanzo breve, che parla di amicizia e amore. L’ultima fatica di Fois è delicata e racconta la storia di Pietro e Paolo come se fosse una favola, con o senza lieto fine lo scoprirete soltanto leggendo l’ultima pagina.
Sono tante le frasi che avrei sottolineato, belle, profonde e con quel pizzico di malinconia che commuove. Eppure tra me e Fois non è scattata la scintilla e io sono rimasta fredda, distante dalla lettura.
6 COMMENTI
Ari
10 mesi faCiao,condivido ogni tua parola nella recensione…aggiungo che è un libro che illude ad ogni breve capitolo, di decollare al successivo,ma…non lo fa.
È profondo e significativo, a tratti appassionante, quando approfondisce i sentimenti, le relazioni e le emozioni, ma in altrettanti tratti , a me, ha annoiata, soprattutto nei punti in cui si dilunga, in maniera ridondante sulle metafore con piante ed animali: mi è apparso un esagerato esercizio “di stile”, che rischia di fare perdere e confondere il lettore dalla vera trama. La “scintilla” non è scattata nemmeno a me,ma mi limito a questo testo, mi riprometto di leggere altre opere di Fois.
Ciao lettori!
Giovanna Sanna
3 anni faSemplicemente divino! Ho appena terminato di leggere Pietro e Paolo
Marcello Fois non mi delude mai.
Le emozioni, il silenzio delle cose non dette, le descrizioni, la capacità di riallacciare il racconto della vita dei protagonisti.
Grazie Marcello Fois
rosolino alaimo
4 anni faÈ assai difficile,per chi non è mai stato servo, capire le dinamiche psicologiche e quindi interpretare fatti e accadimenti restando avulsi da un adeguato coinvolgimento emotivo. Quanto alla prosa, più che di cantata solenne, ha sapore di malinconica, struggente ballad blues.
Con il dovuto rispetto.
Isabella
5 anni faLa Sardegna, i sardi, sono caratterizzati da atmosfere misteriose, silenzi,non detti, frasi semplici e lapidarie che trovano significato in un contesto più ampio. Ho trovato in questo libro molti valori tipici del mio popolo, espressi magnificamente nella nostra lingua, nel nostro modo di essere: Pietro e Paolo sembrano personaggi reali, interpreti di una società rurale che sopravvive ancora e ben nota anche nei tempi attuali. Pietro é il personaggio che ho preferito!
Claudio Barbati
5 anni faSottoscrivo quai alla lettera la recensione. Aggiungerei un altro motivo ai vari che generano disamore nel lettore. Il lvoro sulla prosa è talmente evidente, così insistito ed estremo da dare al tutto l’aria di una cantata solenne. La cosa potrebbe anche funzionare se le dinamiche psicologiche e il racconto di fatti e azioni concrete avvincessero il lettore: cosa che sistematicamente non avviene, perchè i fatti narrati si fatica maledettamente a decifrarli. CLAUDIO BARBATI
rosolino alaimo
4 anni faÈ assai difficile,per chi non è mai stato servo, capire le dinamiche psicologiche e quindi interpretare fatti e accadimenti restando avulsi da un adeguato coinvolgimento emotivo. Quanto alla prosa, più che di cantata solenne, ha sapore di malinconica, struggente ballad blues.
Con il dovuto rispetto.