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RECENSIONE: Prigione numero 5 (Zehra Doğan)

Prigione numero 5 - Zehra Dogan - Becco Giallo
RECENSIONE: Prigione numero 5 (Zehra Doğan)

Prigione numero 5

Valutazione:
four-stars
Autore:
Pubblicato da:
Data uscita:
01/04/2021

Pagine:
144
Genere:
ISBN:
9788833141480
Acquista:

La trama

Il diario dal carcere dell’artista, attivista e giornalista curda Zehra Doğan. Una testimonianza autobiografica di straordinario coraggio e profonda ingiustizia.
La rabbia, la resistenza e la ribellione di una giovane donna condannata per un disegno.
“Prigione numero 5” è il risultato di un lavoro ostinato e creativo che ha trasformato quasi tre anni di reclusione in resistenza e lotta.
È la storia di Zehra Doğan, una attivista, giornalista e artista contemporanea curda, condannata per un disegno e gettata nella prigione numero 5 di Diyarbakir, nella Turchia orientale. Una prigione inscritta nella storia del paese come un luogo di persecuzione, ma anche di resistenza e di lotta del popolo curdo. I disegni che lo compongono, fatti uscire clandestinamente dalla prigione numero 5, sono stati fatti da Zehra Doğan nonostante la mancanza di materiale, sfidando muri e divieti.

Le idee non possono essere prigioniere. Trovano la loro strada, scivolano dentro le fessure, attraversano le finestre con le sbarre e le crepe dei muri. Evitano agili il filo spinato. Raggiungono l’esterno della prigione come rami d’edera. E alla fine, arrivano a noi.

 – Resistenza –

Prigione numero 5 di Zehra Doğan (BeccoGiallo) è una testimonianza sulla prigione dell’orrore. Questa è la storia di una minoranza, la storia di una nazione. Questo fumetto è una rivelazione che no, non possiamo ignorare.

Prigione numero 5 - Zehra Dogan - Becco GialloQuando mi è stata proposta la lettura di Prigione numero 5 non ho avuto dubbi: il libro faceva per me. Quello che non potevo immaginare è l’orrore che avrei incrociato sfogliando queste pagine.

Zehra Doğan è un’artista, attivista e giornalista curda, incarcerata dalle autorità turche per un disegno. Sì, avete capito benissimo. la sua colpa è quella di aver ritratto Nusaybin distrutta.

E così Prigione numero 5 è frutto di tre anni di lavoro in carcere. Zehra ha chiesto a un’amica di scriverle tutti i giorni lasciando libero il retro delle pagine. Lì avrebbe raccontato la storia della Prigione numero 5, delle sue compagne e del popolo curdo.

Non vi nascondo che questo fumetto fa venire i brividi. Immagino questa ragazza della mia età mentre nascosta dalle guardie confabula e realizza un’opera di un’importanza straordinaria.

La giornalista racconta le condizioni disumane dei prigionieri, dei parenti che vanno loro a fare visita e gli espedienti adottati per continuare a sopravvivere nelle celle aggrappandosi alla normalità così lontana.

Zehra ci racconta la divisione dei compiti e la giornata tipo che trascorre tra incombenze quotidiane, “tempo libero” e momenti di discussione.  Perché la lotta continua anche e soprattutto informandosi, discutendo, alimentando il fuoco della resistenza.

Prigione numero 5 - Zehra Dogan - Becco GialloZehra (sì continuo a chiamarla per nome come fosse un’amica,  avrebbe potuto lasciarsi andare allo sconforto, alla rabbia e invece ha saputo trasformare un’ingiustizia in un’occasione. Come? Facendo uscire tutti quei fogli. Tutti tranne l’ultimo.

In questa pagine così vivide comincia a mostrarci la vita per gli oppositori politici nel carcere di Diyarbakir. Le sue compagne sono madri, mogli, anziane, giovani o malate. Le condizioni potrebbero essere definite disumane anche solo per il fatto che non ricevono assistenza medica. Ma ci vorrà poco per scoprire che questa è solo la punta dell’iceberg.

La nostra protagonista torna indietro nel tempo, no, non così indietro. Siamo nel 1980: colpo di stato militare, è la giunta fascista a prendere il potere e a incarcerare tutte le minoranze possibili, ed è allora che la prigione di Amed prende il nome di Prigione militare numero 5.

Qui vennero torturate migliaia di persona. A centinaia sono morte.
Sono state violentate, hanno sputato nei loro piatti, gli hanno messo dentro insetti, le hanno costrette a mangiare le loro stesse feci.
Scariche elettrice, stupro, bastonate, lacerazione delle piante dei piedi con lame di radio, tratto di corda, pendolo a testa in giù, rasatura della testa, isolamento totale…
E poi, anche la tubercolosi ha fatto strage.

Nei disegni successivi un dolore accecante. Bocche spalancate, uomini piegati, incatenati, umiliati, percossi, uccisi.

Pagine che contrastano con la dolcezza dei volti delle donne che condividono un pezzetto di storia con noi. Zehra Doğan rende anche omaggio alle vittime “degli anni di terrore e resistenza nella prigione n.5” riportando una lista – probabilmente incompleta – dei caduti.


Prigione numero 5 è…

Coraggio, resistenza, amore per la verità e per la libertà. Forse per noi che viviamo nella parte fortunata del mondo è difficile comprendere appieno la vita di queste persone. Eppure questo libro ci mette di fronte a una verità che non possiamo ignorare.

Le torture efferate, la disumanità dei carcerieri, di uno stato, non appartengono a un passato relegato nei libri di storia.

Ci sono persone che hanno sopportato scioperi della fame, violenze e privazioni in nome di qualcosa che noi diamo per scontato.

Prigione numero 5 fa male al cuore ma apre la mente.

Consigliatissimo per chi vuole conoscere una storia vera, per chi non vuole voltarsi dall’altra parte.  Come dico spesso per i fumetti credo che sia adatto anche ai più giovani, sono loro la nostra speranza.

four-stars

Alcune note su Zehra Doğan

Zehra Doğan

Zehra Doğan è un’artista, attivista e giornalista curda, incarcerata dalle autorità turche per un disegno. Le sue opere sono state esposte al Peace Forum di Basilea, al Drawing Center di New York, alla Tate Modern di Londra, al Museo di Santa Giulia di Brescia, al PAC di Milano, all’Opéra de Rennes e alla Biennale di Berlino. Nel 2020 ArtReview l’ha inserita tra i 100 artisti più influenti al mondo.

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3 COMMENTI

  • paola

    Buon giorno Alessandra,
    come di consueto grazie per recensioni e spunti sempre interessanti e fuori dal coro “mediatico”, oserei dire.
    Questa Grafic Novel mi attira, pur non essendo amante del genere, per il tema toccato ed anche per poterlo condividere con il mio riottoso ragazzino di 14 anni, seppur cruda realtà credo sia costruttivo conoscere per comprendere e scegliere.
    Una domanda, spesso nelle recensioni parli di ascolto di libri, che supporto utilizzi per gli audio libri? Se può esser scritto senza incorrere in pubblicità occulta ovviamente

    • Buongiorno Paola, secondo me può essere adatta a un ragazzino di 14 anni. Come dici tu può essere molto istruttiva!
      Allora sull’ascolto libri lo dico senza problemi: ho alternato Storytel e Audible. Ora sto ascoltando con Storytel e mi trovo molto bene!

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Pingback: Zehra Doğan: Prigione n.5 – Amnesty Brescia del 19/04/2021

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