Sul riccio
La trama
Il suo viso esprime ferma risolutezza. I suoi gesti sono brevi e precisi. La sua mano non trema. Eppure c'è in gioco la sua stessa vita in questa storia. È uno scrittore e, questa sera, si propone di scrivere la sua autobiografia. Sul tavolo si trova riunito tutto il materiale necessario, della carta, una matita, una gomma, un riccio. Che non c'entra nulla qui, quest'ultimo, avete ragione voi. La cui presenza incongrua è persino un vero mistero. Ma l'effetto sorpresa svanisce presto. Spazio alla collera. Questo riccio naif e globuloso è una calamità. Per quanto così dotato lui stesso per l'introspezione viziosa e il ripiego compulsivo su di sé, ostacola e confonde l'ambizioso progetto autobiografico dello scrittore. Autentico libro dei libri, "Sul riccio" affronta così il tema spinoso per antonomasia, quello che soggiace a qualsivoglia opera letteraria: l'ossessione della pagina bianca, il famigerato blocco creativo. Lo scrittore e protagonista affronta apertamente la propria paura, di cui riuscirà a dirci per oltre duecento pagine. Il romanzo che ispira: dedicato ai veri amanti della lettura, e a tutti gli aspiranti scrittori.
– Folle –
Sul riccio di Éric Chevillard (Prehistorica editore) è una vera e propria battaglia. Son sincera: non pensavo che me la sarei cavata. Questo è l’unico libro di Prehistorica che guardavo con sospetto. Chevillard ha scritto oltre duecento pagine su un riccio che si insinua tra ricordi e fogli di uno scrittore borioso. Avevo paura che il libro fosse troppo lontano dal mio gusto e invece…
Sul riccio è una sfida che l’autore lancia al lettore, è una lotta tra il riccio e lo scrittore d’invenzione. Ma è anche una sfida solitaria, contro sé stessi: chi vincerà alla fine? Tutti e nessuno.
Leggere sul riccio è stato faticoso quanto mi aspettavo: ogni libro importante richiede sforzo, partecipazione e volontà.
Avete mai provato a leggere con un gatto braccio? Ora io non so come siano i vostri, ma con le mie gatte è impossibile fare qualsiasi attività. Se mi siedo sul divano con un libro in mano e loro vogliono stare al posto di quell’oggetto mi devo attrezzare. Loro arriveranno, proveranno a chiuderlo, a spostarlo, persino a mangiarlo se serve, costringendomi a cambiare continuamente posizione, a tenerlo con la mano destra (sono mancina) e a leggerlo tenendolo storto. Ecco, affrontare Sul riccio è proprio così. Chevillard ti costringe a sobbalzare, spostarti, tornare indietro con tanto di esclamazione: “Ma ho capito bene?” e relativo stupore.
Sul riccio è la storia “semplicissima” di uno scrittore che vede comparire sulla propria scrivania un riccio “naïf e globuloso”. Sarà impossibile dimenticare questa definizione perché verrà continuamente ripetuta, come un mantra, o come una maledizione, vedete voi.
Il riccio lo distrarrà dal compito più importante: scrivere. E lo fa di notte, nel suo studio come il più classico dei cliché. Pronto a raccontarsi in un’opera memorabile che sconvolgerà le esistenze dei lettori.
Vacuum extractor dovrà essere un’autobiografia notturna, con il rischio si assomigliare fastidiosamente a una monografia sul riccio naïf e globuloso dato che, simile in questo a quel piccolo mammifero irsuto, io comincio ad agitarmi per davvero a notte fatta.
Il riccio comincia letteralmente a invadere le pagine, la prova è proprio l’interno del libro di Prehistorica dove ci sono spazi e interruzioni, il segno tangibile dell’esistenza dell’animale naïf e globuloso.
Comincia così un monologo divertente, collerico, impazzito. Le memorie dello scrittore si trasformano in qualcosa di assurdo e grottesco. Ogni volta in cui la storia sembra prendere una piega “normale” ecco che Chevillard si diverte a infilare quel riccio in modi di dire, poemi e ricordi traumatici. Vero o falso? Impossibile prevedere dove ci porterà la narrazione. Il riccio è il blocco dello scrittore ma al tempo stesso è anche il motore che trascina il lettore in una folle corsa in cui ogni parola è pesata, studiata, posizionata ad hoc.
Un bell’esercizio di stile direte voi: ” poi cos’altro?” A parte lo stile? Nient’altro, e scusate se è poco.
Sul ricco è…
Folle, cinico, un romanzo assurdo. Mentre lo scrittore brucia le pagine e si domanda se è il caso di bruciare il riccio stesso, riusciremo a intravedere qualcosa di noi in questo libro senza né capo né coda. Ad un certo punto la storia non ha più importanza – ammesso che ne abbia mai avuta- perché stiamo leggendo noi stessi a volte in maniera brutale, a volte in maniera ridicola.
Consigliato per i lettori che non si accontentano, per quelli che credono che tutto sia stato scritto, per quelli che non si fanno cullare solo dalle storie.
E allora perché non hai dato cinque stelle? Perché per quanto abbia riconosciuto il genio, che mi ha costretto a cambiare postura, a ritornare sulle righe appena lette, che mi ha fatto arrancare e poi sorridere, io non posso fare a meno delle storie più complesse. Ma se siete lettori come me, curiosi e coraggiosi, allora sì rimarrete colpiti da Sul riccio e da Chevillard.
Quel che fila sulla carta, per me, ha sempre costituito l’unica realtà possibile.
Ecco, anche per me.
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