Viaggio nel buio
La trama
Anna Morgan ha diciotto anni. Dalla Dominica è approdata in Inghilterra, dove per mantenersi fa la ballerina di fila nei teatri, tutti uguali, di grigie città tutte uguali. E tutti uguali - ipocriti e spietati - sono gli uomini che incontra e che, indifferenti al suo bisogno di calore, la trascinano in un abisso sempre più profondo. Annebbiata dall'alcol, tra sordide camere ammobiliate e rutilanti caffè-concerto, Anna vede sfilare «i fantasmi di tutte le belle giornate che sono esistite», mentre dentro di lei si allarga la crepa fra la desolazione del presente e il ricordo delle palme da cocco che «si piegano tortuose sull'acqua», della «sensazione delle colline - fresca e bollente allo stesso tempo», del paesaggio verde dove non c'è mai «un momento di stasi», dell'unica nota «molto alta, dolce e penetrante» che lancia lo zufolo di montagna. Sino alla lacerazione finale - che però contiene in sé la promessa di un nuovo inizio: «Pensai a come sarebbe stato ricominciare da capo. Come nuova. E alle mattine, e alle giornate di nebbia, quando può succedere qualsiasi cosa. Ricominciare da capo, tutto da capo...». Forse lasciando depositare tutto in un romanzo.
– Resistere –
Con Viaggio nel buio di Jean Rhys (Adelphi) è stato un colpo di fulmine. L’ho afferrato in libreria perché colpita dalla copertina e, come spesso succede, è rimasto sullo scaffale in paziente attesa.
Rhys è l’autrice de Il grande mare dei Sargassi, una sorta di spin -off di Jane Eyre (uno dei miei libri preferiti), ed è considerato il suo grande capolavoro (Qui vi racconto dell’episodio di Morgana dedicato alla scrittrice).
Mi sono innamorata subito della penna di Rhys perché ha qualcosa di rassicurante pur generando continui contrasti. In Viaggio nel buio la protagonista è Anna, una ragazza di diciotto anni nata in Dominica:
Volevo essere nera, ho sempre voluto essere nera (…) Essere neri è caldo e gaio, essere bianchi è freddo e triste.
Anna non solo ha sempre desiderato essere nera, ma anche vivere in un posto caldo. Il grigio e il freddo di Londra non fanno altro che far risaltare questa figura malinconica e quasi apatica.
Anna condivide, a tratti, l’appartamento con un’amica che lavora con lei. Partecipa agli spettacoli teatrali ed è sempre costretta a contare i soldi.
Ha perso la mamma quando era piccola e il papà si è risposato con Hester che di certo non è amorevole nei confronti della figliastra.
Viaggio nel buio è un concentrato di atmosfere cupe: una ragazza dall’infanzia travagliata condannata a vivere nel grigiore e nel freddo della solitudine ma… c’è qualcosa di magnetico nella scrittura di Rhys perché non possiamo far altro che andare avanti divorando pagine.
Fu come se fosse calata una cortina, nascondendo tutto ciò che conoscevo da sempre. Fu quasi come nascere un’altra volta. I colori erano diversi, gli odori erano diversi, la sensazione che mi davano le cose proprio in fondo all’essere era diversa. Non solo la differenza tra caldo, freddo; luce, oscurità; viola, grigio. Ma una differenza nel come ero spaventata e nel come ero felice.
Anna non è certo un’eroina: vive con i soldi che gli uomini le danno al termine di una serata trascorsa insieme. Questa ragazza beve e non ha misura, l’alcool è forse l’unica cosa che riesce a scaldarla, almeno per un po’.
Nemmeno l’amore riesce a rianimare profondamente la nostra protagonista, ammesso che di amore si tratti. Sì perché gli uomini si susseguono ma quasi senza importanza. La nostra diciottenne si compra bei vestiti, paga l’affitto delle stanze con i soldi di questi gentil uomini, sposati o no non fa differenza, e nulla sembra toccarla veramente.
Ho detto che Viaggio nel buio mi ha conquistato subito ed è così, ma ciò non significa che si riesca davvero ad entrare in empatia con una ragazza che sì, può essere considerata alterego dell’autrice, ma ha una passività sconvolgente.
Anna è malinconica, apatica e sembra non avere profondità. Nulla scalfisce quello sguardo triste e l’aria assente. Nemmeno il lettore capisce fino in fondo cosa provi: non sappiamo se gli uomini la disgustano, non capiamo se è questa l’unica vita possibile per lei.
Tutto era così esattamente identico – era quella la cosa a cui non riuscivo ad abituarmi. E il freddo; e le case tutte esattamente identiche, e le strade che andavano a nord, a sud, a est, a ovest, tutte esattamente identiche.
E noi in questa eterna ripetizione ci sentiamo al sicuro, non aspettiamo colpi di scena o brutture che possano interrompere la narrazione. Cosa c’è di peggiore di questo? Di una vita che scivola via senza alcun sentimento?
Eppure Rhys fa succedere qualcosa che può cambiare tutto oppure niente e il finale ci regala quel briciolo di speranza di cui Anna, di cui noi in questo momento così difficile, ha bisogno. Dopotutto ricominciare da capo è possibile, anche durante le giornate di nebbia.
Viaggio nel buio è…
Un invito a resistere. Anna è una ragazza che cerca l’amore, le sue compagne di viaggio sono adulte disincantate e forse non riescono a comprendere fino in fondo il suo dolore.
Anna si abitua a tutto: al grigio, ai soldi in borsa, al dolore, alla solitudine. Ma questa è davvero la vita di una donna nel 1934? Probabilmente non di tutte ma di molte sì: niente prospettive, nessuna certezza.
Quando le loro voci si interruppero, il raggio di luce filtrò di nuovo sotto la porta, come l’ultimo affondo del ricordo prima che tutto venisse cancellato. Rimasi sdraiata a guardarlo e pensai a come sarebbe stato ricominciare da capo. Come nuova. E alle mattine, e alle giornate di nebbia, quando può succedere qualsiasi cosa. Ricominciare da capo, tutto da capo.
Anna troverà la forza di rialzarsi? Non lo so, ma io ci credo fortemente.
Consigliato per chi è in cerca di una lettura originale, cupa ma al tempo stesso piacevole. Una storia dalla quale è impossibile staccarsi perché in fondo in fondo, anche se non vorremmo ammetterlo, Anna la capiamo benissimo.
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