Viviane Élisabeth Fauville
La trama
In una stanza disperatamente vuota una donna culla su una sedia a dondolo una bambina di pochi mesi. Ha l’impressione di avere commesso qualcosa di terribile, ma non ne è certa, tutti i suoi ricordi sono sfocati. Contempla la piccola quasi si aspettasse da lei una risposta, una rivelazione. Poi, un bagliore: ha quarantadue anni e ha abbandonato il bel marito che l'ha lasciata per un'altra e lei si è rintanata lì, in un appartamento spoglio, in un quartiere popolato di bazar orientali dov’è una straniera. Il giorno prima ha ucciso a coltellate il suo analista, incapace di alleviare le crisi di terrore di cui soffre, in segreto, da tre anni. Di quel che è stata – ambiziosa direttrice della comunicazione con ufficio a due passi dagli Champs-Élysées, moglie e figlia devota – non le resta che un nome, Viviane Élisabeth Fauville, regale e fragile relitto di un’esistenza inappuntabile, della scrupolosa obbedienza alle leggi dell’abitudine e della necessità. Certa solo del delitto che ha commesso, e del colpo di grazia che non potrà tardare, per tutti allarmante e impenetrabile, ancorata alla realtà solo dal fardello della figlia, Viviane esce dai binari che guidavano il suo destino, si addentra in una Parigi oscura e parallela, affonda, e ci trascina, in un gorgo di insostenibile angoscia, di acuto disagio – sino all’esplosivo epilogo. Sorretto da una scrittura secca e minuziosa, capace di farci vivere dall’interno il frantumarsi di una personalità, Viviane Élisabeth Fauville è un noir che non dà tregua e insieme il ritratto, sconcertante, di una donna che si libera della sua fallace identità come si appende un abito a una gruccia, che accoglie la follia e la deriva come unica via di salvezza.
– Perturbante –
Viviane Élisabeth Fauville di Julia Deck (Adelphi edizioni) è stata una lettura folgorante. Non sono riuscita ad appoggiarlo finché non sono arrivata alla fine. Viviane Élisabeth Fauville è una storia ossessionante, perturbante e incalzante. L’inizio è inquietante (basta con le rime giuro) ed è quello che conquista il lettore che si ritrova in questa stanza che puzza di disperazione e amore.
La bambina ha dodici settimane, e il suo respiro ti culla con il ritmo calmo e regolare di un metronomo. Siete sedute su una sedia a dondolo al centro di una stanza completamente vuota. Alla tua destra, lungo la parete, gli scatoloni impilati dall’impresa di traslochi. Tre di questi, in cima alla pila, sono stati aperti per prendere lo stretto necessario, gli utensili da cucina, l’occorrente per lavarsi, qualche vestito e le cose della bambina, che sono più numerose delle tue. La finestra non ha tende. Sembra appesa al muro come una tela, un semplice schizzo prospettico in cui i binari e i cavi elettrici, che si perdono sullo sfondo oltre la Gare de l’Est, fanno da linee di fuga.
Non ne sei del tutto certa, ma hai l’impressione di aver fatto, quattro o cinque ore fa, qualcosa che non avresti dovuto fare.
Questa però non sarà l’unica voce narrante in questo romanzo… voci diverse si alterneranno senza preavviso gettando luce, o oscurità a seconda dei casi, sulle scene che si susseguono. Cosa accade nella mente disturbata di Viviane?
Ho comprato Viviane Élisabeth Fauville senza nemmeno leggere la trama. Ho approfittato degli sconti perché avevo già letto e apprezzato Sigma (LEGGI QUI la mia recensione) e quindi ero curiosa di conoscere anche questo romanzo, e ho fatto benissimo perché l’ho amato dalla prima all’ultima pagina.
Di Deck ho riconosciuto la penna cinica e precisa. Il ritmo di Viviane Élisabeth Fauville è serrato e la tensione è quella dei thriller anche se, apparentemente, la soluzione del caso viene svelata nelle prime pagine.
Viviane non sta bene, è evidente. Si trova in questa casa ancora invasa dagli scatoloni del trasloco. Lei donna in carriera che aveva tutto dalla vita si ritrova improvvisamente smarrita: il marito le ha chiesto il divorzio e deve rientrare al lavoro dopo aver avuto la bambina che ha deciso di portare con sé quando ha lasciato la casa che aveva condiviso con quello che credeva l’amore della sua vita.
Viviane cerca disperatamente di ricostruire i fatti che l’amnesia sembra aver inghiottito. Deck semina indizi fuorvianti lungo il percorso facendoci imbattere in colpi di scena in grado di ribaltare continuamente la storia.
Viviane comincia ad indagare e lo fa in maniera frammentaria, disperata e aggiungerei allucinata. La polizia, il marito e persino lo psicanalista la trattano come se fosse un essere invisibile. Nessuno fa caso a lei e nemmeno alla sua disperazione.
Così avrà il tempo, ha detto il commissario prima di sbatterla dentro, di riflettere sulle conseguenze delle sue azioni. E lei non chiede di meglio, mettere un po’ d’ordine nella sua memoria. Solo che i fatti, invece di venire alla luce, precipitano in un pozzo sempre più profondo.
Il lettore sprofonda con Viviane e perde completamente la via, per trovare la verità però bisognerà arrivare all’ultima pagina.
Viviane Élisabeth Fauville è…
Perturbante. A creare angoscia non è la situazione esterna ma quella claustrofobia di una mente che si sgretola. Viviane fatica a rimettere insieme i pezzi della propria personalità, a tratti ricorda chi è e la situazione in cui si trova ma non ha idea di chi stia diventando. Deck è bravissima a cambiare le angolazioni, la voce, quel “tu”, con cui si apre il libro ne è la prova (non tutti riescono a scrivere bene usando la seconda persona singolare). Riusciamo a vedere Viviane dall’esterno e dall’interno, ma non ci sono punti di riferimento sicuri e in questo mare di sofferenza ci si perde. Cosa ha fatto davvero Viviane?
Viviane Élisabeth Fauville si legge in un pomeriggio e non si dimentica. Non vedo l’ora di leggere altro di Julia Deck.
Consigliato per chi è in cerca di una storia breve ma potente, per chi non ha paura di perdersi nei labirinti della mente, per chi ama le scritture ciniche ed essenziali.
Link affiliati
Lascia un commento