– Battito di ciglia – Amore e vecchiaia di François-René de Chateaubriand (Adelphi) non è un vero e proprio libro ma una confessione. Sono pochissime pagine, a cura di Marc Fumaroli, in cui l’autore ci trasporta in una riflessione fatta da frammenti, lampi, e noi li leggiamo tra lacrime e interruzioni e prima ancora di…
Recensioni e articoli su: François-René de Chateaubriand
François-René de Chateaubriand.
(Saint-Malo 1768 – Parigi 1848) scrittore francese. Nato da nobile famiglia bretone, venne avviato alla carriera militare. A Parigi fu testimone dei primi eventi rivoluzionari. Nel 1791 compì un viaggio nel Nordamerica e al ritorno in patria si unì alle forze controrivoluzionarie per riparare quindi in Inghilterra, dove visse esule dal 1793 al 1800. Pubblicò a Londra il Saggio storico sulle rivoluzioni (Essai historique sur les révolutions, 1797), influenzato dallo spirito filosofico del sec. XVIII ma non senza tracce di un’inquietudine religiosa che poco tempo dopo, nei giorni della crisi spirituale seguita alla morte della madre e della sorella, lo condusse a riabbracciare la perduta fede dell’infanzia. L’opera successiva, Il genio del cristianesimo (Le génie du christianisme, 1802), iniziata nell’ultimo anno d’esilio e completata dopo il ritorno a Parigi, riflette il proposito di Ch. di porre il talento letterario al servizio della fede cristiana, difendendola dagli attacchi del voltairianesimo e illustrandone le bellezze poetiche e morali. Partecipano di tale disegno più letterario che filosofico i due brevi romanzi che Ch. incluse nell’opera: Atala, che narra la vicenda d’amore di due indiani della Louisiana con l’intento di mostrare «le armonie della religione con le scene della natura e le passioni del cuore umano», e René, che attraverso il racconto velatamente autobiografico dei giovani anni del protagonista condanna le «passioni indeterminate» e le sterili fantasticherie che hanno condotto René a un’esistenza di tedio e di solitudine. Il genio del cristianesimo ottenne il plauso dell’opinione francese che ritornava in quegli anni alla fede tradizionale dopo la bufera rivoluzionaria, mentre nei tratti del melanconico René amarono riconoscersi le prime generazioni romantiche. A dimostrare la superiorità del meraviglioso cristiano sul meraviglioso pagano Ch. scrisse quindi l’epopea in prosa I martiri (Les martyrs, 1809), dopo essersi recato in Grecia e in Terra Santa per meglio documentarsi sui luoghi della narrazione, ambientata al tempo delle persecuzioni di Diocleziano. Le note e impressioni di viaggio, raccolte nell’Itinerario da Parigi a Gerusalemme (Itinéraire de Paris à Jérusalem, 1811), riuscirono uno scritto vivace e non aggravato da intenti epici e apologetici; esso prendeva le mosse, del resto, da una fitta tradizione di relazioni letterarie sull’Oriente. Ricche di suggestioni esotiche e primitivistiche sono anche tre opere composte anni prima: Le avventure dell’ultimo Abencerage (Les aventures du dernier Abencerage), I Natchez (Les Natchez) pubblicate entrambe nel 1826, e il Viaggio in America (Voyage en Amérique, 1827). Nominato pari di Francia dopo il ritorno dei Borboni, Ch. prese attiva parte alla vita politica della Restaurazione, ricoprendo anche importanti incarichi diplomatici e di governo, ma si dimise dalla camera nel 1830, con l’avvento della monarchia di luglio. Ritiratosi a vita privata, si dedicò all’elaborazione delle Memorie d’oltretomba (Mémoires d’outre-tombe, 1848-50), appassionata rievocazione della sua vita nel quadro d’una tormentata epoca storica.Nell’operosa maturità, confortata dall’amicizia di Mme Récamier, attese anche a minori opere storiche e a una Vita di Rancé (Vie de Rancé, 1844) dove Ch., tracciando la vita di un religioso del Seicento, ritrova la propria immagine, le proprie illusioni e amarezze. Definito l’enchanteur per l’incanto della sua parola, animata da un fremito lirico che ne dilata il senso e ingigantisce l’effetto, Ch. esercitò una forte influenza sulla letteratura dell’Ottocento. La sua opera, sorretta da una fervida immaginazione e dominata dal culto della bellezza, rivelò ai contemporanei il fascino dell’arte gotica, della natura spettacolare o melanconica, delle oscure età passate, annunciando tendenze e motivi destinati a grande fortuna nel secolo romantico.