Continua il nostro breve viaggio nell’incipit dei romanzi. Oggi vi parlo di un libro che ho scoperto da poco L’animale morente di Philip Roth (Einaudi) e intanto vi mostro il mio ultimissimo acquisto: Il lamento di Portonoy.
L’ho conosciuta otto anni fa. Frequentava il mio corso. Io non insegno più a tempo pieno, e se volessi essere preciso dovrei dire che non insegno letteratura: già da molti anni tengo un solo corso, grande seminario di critica letteraria, per i laureandi, che ho chiamato Pratical Criticism. Le mie lezioni attirano un mucchio di studentesse. Per due ragioni. Perché l’argomento presenta un allettante combinazioni di glamour intellettuale e glamour giornalistico; e perché le ragazze mi hanno sentito recensire libri alla radio ho visto parlare di cultura alla televisione. Negli ultimi quindici anni fare il critico culturale in un programma televisivo mi ha reso piuttosto popolare, localmente, e per questo il mio corso attira le ragazze. Nei primi tempi non mi ero reso conto che parlare la Tv per dieci minuti una volta la settimana potesse fare l’effetto che fa queste studentesse. Ma le ragazze sono irrimediabilmente attratte dalla celebrità, per insignificante che possa essere la mia.
L'animale morente
La trama
David Kepesh, professore universitario di critica letteraria, è malato di desiderio, e la sua malattia si chiama Consuela Castillo, una ragazza cubana, alta e bellissima, di ventiquattro anni, che sconvolge la sua vita nel modo piú tragico e inaspettato. Sotto la penna magistrale di Philip Roth, figure di uomini e donne ricche di cruda sensualità ridisegnano in modo nuovo l'immutata fragilità degli esseri umani.
Lascia un commento